PROGETTO TEATRO “RAGAZZI IN SCENA”: BUONA LA PRIMA!
Una serata speciale quella del 26 luglio presso la Cooperativa ‘L’Infanzia’, incontro finale della prima fase del progetto teatrale realizzato con la regista Francesca Botti e gli adolescenti di Lugagnano.Chiacchiere, sorrisi, emozione. Per capire l’importanza dell’iniziativa, basta guardare negli occhi Silvia: le si illuminano quando ne parla. “Siamo felici, ancor di più perché si tratta di un progetto ‘pilota’, non ne avevamo mai fatto di questo tipo e i riscontri sono stati inattesi”.
Un progetto che gode del patrocinio di un’azienda come Berner Spa, che nell’ambito di una serie di iniziative per festeggiare i suoi 60 anni di attività ha deciso di appoggiare Ants: “Li ringraziamo di cuore per la sensibilità e per il prezioso sostegno“ sottolinea Silvia, che ringrazia anche “l’Infanzia per i locali messi a disposizione e in particolare Francesca S. che ci ha accompagnati con passione nei vari passaggi”. Un progetto tutto dedicato agli adolescenti. L’idea è nata proprio per ricavare uno spazio riservato strettamente ai ragazzi, “perché se per i bimbi le attività sono tantissime, per i più grandi abbiamo avvertito l’esigenza di nuove proposte …” spiega Silvia, rimarcando la finalità prioritaria, che è quella di favorire l’integrazione, la creazione di legami.
Un obiettivo che pare centrato, già in questa prima fase. Come conferma Silvia: “I ragazzi della Cooperativa, già impegnati nei centri estivi, hanno sempre dimostrato grande sensibilità. Noi li abbiamo accompagnati in questi incontri con il supporto di una psicologa, Sara, e di due educatori, Stefano e Alberto, ma loro ci hanno sorpreso per l’entusiasmo mostrato fin dall’inizio, per l’approccio con i loro coetanei. Si meritano un grazie di cuore”.
A partire da una fiaba, i ragazzi si sono messi alla prova, guidati dalla bravissima Francesca di Spazio Teatro, che spiega: “Il racconto scelto è ‘Abdallah di terra e Abdallah di mare’, tratto da ‘Le Mille e una notte’. L’idea era quella di passare a tutti un linguaggio, quello teatrale, prevalentemente fisico e corale, fatto di esercizi che formano un vocabolario comune: per provare ad avvicinarsi e narrare una storia, tutti insieme”. Francesca è partita dal suo metodo, appreso all’Accademia ‘Paolo Grassi’ di Milano e basato sulla creazione di un gruppo e di un linguaggio condiviso, e l’ha ‘trasposto’ nel progetto. Tra gli spunti attraverso cui ha guidato i ragazzi, ecco i più significativi.
“Se un mio compagno non dice la battuta o non si muove nello spazio come l’esercizio prevede so che non è un errore ma un’opportunità di reazione vera e assolutamente imperdibile. Glielo posso dire (che ci fai lì?) oppure posso agire (mi avvicino e propongo un gesto al mio compagno)”. E poi, domande da porsi: “Cosa mi racconta un corpo in scena, con le sue chiusure, i suoi talenti, le sue fragilità? Cosa mi suggerisce, cosa mi ricorda? Senza giudizio, come mi posso mettere in relazione con l’altro?”. E infine, riflessioni … “Se durante il lavoro con un compagno autistico non sono in ascolto rischio di mettermi in difficoltà, di trovarmi di fronte ad un muro! Lui non sa mentire, non riconosce il ‘come se’, non sa gestire le sue emozioni. Questa consapevolezza mi obbliga a fare come lui: esserci, punto”.
Quasi una scommessa, una sfida, quella che pongono questi interrogativi. Quasi un’avventura, certo non sempre facile. Timori e perplessità non mancavano all’inizio, com’è normale quando si decide di intraprendere un nuovo percorso. E le parole di Cristina, mamma di Davide, lo confermano: “Devo ammettere che quando ci hanno presentato il progetto, ero un po’ perplessa … ma strada facendo ho notato il piacere di mio figlio nel partecipare e i cambiamenti positivi che hanno investito un po’ tutte le persone coinvolte. Il teatro in questa nuova ‘forma’ è stata una meravigliosa ed emozionante sorpresa … sicuramente un terreno fertile da continuare ad esplorare”.
Di terreno inesplorato parla anche Sara, la psicologa: “Mi viene in mente una frase famosa che affermava come ‘tutto il mondo sia teatro’: perché il teatro altro non è se un continuo scambio di ruoli. E quando tutto si colora di finzione, la formalità scompare e lascia il posto al ‘contatto’, che non ha regole ma soltanto vicinanza. Il tutto arricchito dalla partecipazione di giovani persone che, aiutate dallo scenario, possono osservare senza esporsi troppo e dall’altra, da ragazzi con autismo che possono spogliarsi dell‘etichetta e diventare, loro stessi, attori. Questo progetto rappresenta una nuova possibilità … oltre che un’ulteriore conferma che la vera barriera è pensare ‘non ci riesco’ ed arrendersi”.
Non l’ha pensato certo Giovanni, che ha preso parte all’iniziativa con curiosità fin dal primo approccio, come racconta lui stesso: “Mi è sembrata una buona proposta e infatti mi è piaciuta fin dall’inizio, dai primi esercizi con Francesca … Lo trovo un ottimo progetto soprattutto perché aiuta i ragazzi con autismo a mettersi in relazione con gli altri e ad esprimere al meglio le loro potenzialità. Sono felice che prosegua e lo consiglierei, davvero, a tutti gli educatori”. Il momento più bello? Per lui, appassionato musicista, “è stato quando ho suonato e cantato, accompagnato da tutti i ragazzi, ‘Hai un amico in me’ di Cocciante!”. E nel ricordarlo, Gio’ si emoziona.
Belle emozioni, sì. Timori? Se all’inizio del percorso ce n’era qualcuno, le risposte dei ragazzi, tutti, l’hanno fatto rapidamente svanire. Con una naturalezza sorprendente, che apre il cuore e che fa dire ‘sì, la strada imboccata è quella giusta’. Si cammina assieme.